venerdì 15 aprile 2011

Ho smesso di sorridere

Mi ha sempre fatto sorridere il disprezzo che hanno certe persone nei confronti di coloro che si battono per il sociale, che credono nell'ugualianza delle persone, che aiutano in un modo o nell'altro e come meglio possono o riescono gl'altri, chiunque siano. Ed ancor di più la solita, trita e ritrita, solfa di luoghi comuni e ironia laida e dozzinale: "comunista con la barca/maglione di cashmere", "amico dei poveri/deboli ma prende dei bei soldi però" e altre varianti sul genere.

Mi ha sempre fatto sorridere non perchè non esistano persone che fan buon viso a cattivo gioco, che predicano bene e razzolano malissimo, che fingono filantropia o, per dirla tutta, che praticano l'ipocrisia ma perchè al di là di questo è palesemente sciocco pensare che non esistano vie di mezzo tra fare San Francesco o il Cinico arrivista.

Dovrebbe essere chiaro come il sole che una persona che crede, che ne so, in uno stato sociale non è automaticamente un comunista, dovrebbe essere chiaro che impegnarsi, che ne so, per aiutare i poveri mondo non significhi automaticamente privarsi delle proprie comodità, dovrebbe essere chiaro, che ne so, che sostenere il popolo palestinese non significhi andare direttamente là sul campo, anche perchè bisogna avere capacità non banali, ed invece no.

Non è chiaro per niente ed, ahimè, a molte persone.

Ed è questo "non capire", nel senso più brutale del termine, che sfocia in sillogismi elementari "comunista-barca, poveri-soldi" volti ad inquadrare comportamenti considerati illogici dalle persone che li pronunciano.

Ma la pochezza di questi pensieri si palesa in tutta la sua stupidità quando ci si ritrova davanti ad un esempio come Vittorio Arrigoni, una persona tutto di un pezzo, uno che credeva in certi ideali e li propugnava, uno che voleva aiutare i Palestinesi e per questo viveva in mezzo a loro, a lui i giustizieri dell'ipocrisia dovrebbero erigere un monumento e poortarlo ad esempio a tutte quelle mezze seghe che "parlano parlano e poi c'hanno la villetta". Ed invece no.

Anche per Vittorio frasi come "nullafacente comunista da 4 soldi" o "E' un pacifista? Bene, li convinva con le buone" sono il premio per il suo impegno.

http://www.ilgiornale.it/esteri/gaza_italiano_rapito_salafiti_hamas_liberi_detenuti_o_morira/salafiti-rapito-italiano-gaza-hamas/14-04-2011/articolo-id=517368-page=0-comments=6#1

E qui mi si smorza il sorriso, non per le irriguardose frasi rivolte ad un morto ma perchè capisco che non è l'ipocrisia il problema (pensa che coglione io per un po' ho anche pensato che avessero ragione, che in me e chi la pensa come me ci sia sempre un po' di ipocrisia latente), è il concetto che gli fa schifo a queste persone: l'ugualianza, la giustizia sociale, la cooperazione sono cose noiose, inutili, che gli stanno sulle palle. Meglio il lusso, il potere, la fama.

In fondo non c'è niente di male nell'avere altri ideali, altri obbiettivi diversi da quelli "buonisti" ma non capisco il livore e l'acredine che porta all'insulto pappagalesco (comunista, pacifista) a coloro chei vorrebbero un mondo diverso e si sono impeganti totalmente per provare ad averlo, come Vittorio.

Forse è un modo per pulirsi la coscienza o forse è solo un compiacersi della propria cattiveria, non lo so ma quel che so è che io da oggi ho smesso di sorridere per gli edificanti luoghi comuni di cui sopra. Ho smesso di sorridere.