lunedì 28 luglio 2008

Il galeone e la fenice

C'era una volta un galeone costruito per veleggiare lontano in mare aperto, robusto con un bell'albero maestro, murate alte, ed una stiva capiente che conteneva un carico speciale che non aveva consistenza, materiale pericoloso che si diceva fosse stato rubato. Il galeone si chiamava Colombo ed era stato costruito in Italia. Il galeone Colombo è stato affondato la settimana scorsa con un colpo ben assestato della Guardia di Finanza italiana interessata non a recuperare il carico del galeone ma a distruggerlo, per sempre, insieme alla barca che lo trasportava, perché il suo scopo non era recuperare il materiale che si diceva rubato, ma impedire che il galeone ed il suo equipaggio lo portasse in giro per il mondo facendolo conoscere a tutti coloro che lo volessero.
E così è finita la storia del galeone italiano, che aveva veleggiato un paio d'anni in mare aperto caricandosi di contenuti e portandoli a tutti senza alcuna distinzione di razza, ceto sociale, sesso, religione. Colpito ed affondato dal braccio armato di un sistema medievale che detiene, tramite il denaro, le redini del potere, dell'informazione, della legge e della giustizia.
Ma noi che guardiamo il galeone affondare sappiamo che in realtà lui è una fenice, che rinascerà dalle sue ceneri (o dai suoi resti in fondo al mare), e tornerà sotto altra forma in altri tempi ed in altri luoghi rendendo inutile le azioni del potere medievale. Esso infatti non sa che i suoi sforzi sono vani, servono solo per rimandare la fine del sistema da lui stesso creato, che finirà per implodere su se stesso in quanto inutile al mondo ed a se stesso.
Il galeone rivivrà, ricominciando dalla propria fine, proprio come la fenice, magari avrà altre forme, sarà guidato da altri capitani ma lo spirito sarà lo stesso, lo spirito della condivisione della conoscenza e della cultura. Uno spirito che non capiscono i biechi, gli stupidi, i rozzi, uno spirito che non vogliono i potenti, gl'avidi, gli inetti.
Ma il mondo cambia e le ere passano e ben sappiamo che chi un tempo impedì, per sua convenienza e convinzione, a Galileo di divulgare la sua teoria sul mondo tondo e non piatto col tempo s'è dovuto rimangiare la parola.

lunedì 14 luglio 2008

Quando la storia del formaggio marcio è metafora dell'Italia

E' proprio di queste settimane la notizie stomachevole del riciclo dei formaggi andati male, roba che arrivava sulle nostre nostre tavole, sulle tavole di tutta Europa, e poi nei nostri stomaci ingeriti come fosse roba commestibile mentre era roba del 1980. Lo facevano in provincia di Cremona, a venti minuti di strada da casa mia. Lo faceva una società collusa con la malavita certo, ma con operai ed impiegati, muti (e collusi) pur di non perdere il posto di lavoro, della zona, delle mie parti. I formaggi ritirarti venivano dalle più grandi aziende del settore, Galbani, Granarolo, Cademartori, Brescialat, Medeghini, Igor, Centrale del Latte di Firenze, Frescolat, Euroformaggi, Mauri, Prealpi, e altre multinazionali europee, in particolare austriache, tedesche e inglesi e (forse) vi ritornavano. Loro le grandi aziende se ne lavano le mani, certo non sapevano che quel Domenico Russo invece che rigenerare i formaggi andati a male per la zootecnia li rimetteva in commercio come alimenti per umani. E se si scoprirà che le aziende di Russo era un riciclo dei denari mafiosi, come capita sempre più spesso qui giù al Nord, alzeranno ancor di più le mani in alto e stigmatizzeranno ed emetteranno comunicati pieni di parole difficili tramite i loro begli uffici stampa. E poi c'è l'ASL, che doveva vigilare per la nostra salute, ed invece faceva tutt'altro, omettendo i controlli oppure annunciandoli.
E noi, nel frattempo, ci siamo mangiati plastica, escrementi di topo, inchiostro e muffa, quest'ultima, a ben vedere, parlando di formaggio non a tutti farà schifo... ma a me sì porca puttana!
Però in questa storia schifosa la cosa che fa meno schifo è il formaggio marcio. Se togliamo quello infatti la stessa storia la possiamo applicare a mille altre italiane situazioni. Ci sono tutti i topos letterari del tipica situazione italiana.
Ci sono le grandi aziende del Nord con i loro grandi interessi, c'è il malavitoso proveniente dal sud che fa il lavoro sporco, ci sono le persone normali, del Nordo o del Sud indistintamente, che sanno ma tacciono per paura di..., e ci sono gli italiani, ed ultimamente anche qualche europeo, del Nord e del Sud indistintamente, che lo prendono nel culo.
La storia ultimamente è sempre la stessa.

martedì 1 luglio 2008

Una richiesta legittima

Possiede il 20% del patrimonio immobiliare italiano, e non paga l'ICI (da sempre!).
Riceve dai cittadini italiani quasi un miliardo di euro l'anno.
Si aggiungano finanziamenti per un altro miliardo a scuole e ospedali gestiti.
Non è Berlusconi ma la Romana Chiesa Cattolica e credo che sia arrivata l'ora di chiedere qualcosa in cambio alla stessa.

Se infatti mossi da spirito compassionevole e timorato di Dio gli Italiani hanno, per anni (vorrei dire per secoli ma entreremmo in un discorso troppo lungo sull'origine dell'Italia e dei suoi abitanti), messo mani nei loro portafogli estraendo copiose quantità di frusciante e molto tangibile denaro in cambio di una molto poco tangibile spiritualità escatologica è ora che la chiesa si sdebiti ripianando i debiti di questa malconcia e povera Italia nonché quelli dei suoi poco abbienti cittadini, vessati da mutui prima casa con tasso variabile e dalla benzina alle stelle, dal caro-libri-di-testo e dalle tasse imposte dai comunisti, dalle toghe rosse e dai vestiti a basso costo dei cinesi che si ripercuotono sulla nostra economia, dagli operai rumeni e dalle troie rumene tutti a basso costo, dalla quarta settimana e anche dalla terza.
Insomma i cittadini italiani hanno estremo bisogno di soldi, per comprarsi vestiti nuovi, per rinnovare l'abbonamento a sky, per l'happy hour, per la lampada e la palestra, per l'abbonamento superconvenientetelefonomillemessaggichiamigratispersempre del cellulare, per il SUV ed il relativo fiume di benzina che serve per farlo andare, per la Play Station e 10 giochi, per la vacanza al mare, gli occhiali da sole ultimamoda, il televisore ultrapiatto, borsetta di Gucci e tutto ciò che le peggiori fantasie da shopping compulsivo possono immaginare.

Per tutto ciò, e secondariamente anche per i conti in rosso del nostro stato, mi rivolgo alla Chiesa Cattolica Romana, al suo Vate Papa Benedetto XVI, a tutti i Cardinali, a tutti Vescovi, a tutti i Parroci, a tutti i Vicari chiedendo un po' di denaro per chi ha fatto molto per loro, senza chiedere nulla, senza farlo pesare, senza sentirsi dire mai grazie, con un impegno che ripaga di tutto ciò che ha fatto la chiesa cattolica per noi: ogni anno, in estate, organizzeremo noi italiani il Grest per tenere impegnati i figli dei sacerdoti, per sempre.