venerdì 15 ottobre 2010

Ivan

Ivan, deriva dall'ebraico Yohanan che può tradursi con il significato di "dono del Signore" (fonte wikipedia.it). Quando l'altra sera ho visto Ivan appollaiato sulla divisoria dello stadio di Marassi mentre si dimenava come un'ossesso roteando fumogeni e minacciando chiunque si trovasse a portata della sua pupilla che non fosse Serbo (fatto salvo ill portiere della squadra serba Vladimir Stojkovic), mi sono detto: "che razza di regali bizzarri fa il signore". Già perchè non mi sono mai divertito tanto guardando una partita della nazionale. Erano appena passate le 20 e 30 quando, pronto come ogni italiano medio di sesso maschile, mi sono impoltronito di fronte allo schermo pronto a gustarmi l'ennesima partita degli azzurri che, da quando scampo, o mi fanno annoiare o mi fanno incazzare o mi fanno soffrire. Divertire mai ma non è per divertimento che guardo una partita, se mi voglio divertire vado a vedere i pagliacci (op. cit. 1). Con l'animo, quindi, dell'agnello sacrificale ero pronto all'inesorabile suplizio quand'ecco che spunta Ivan.

Ivan è un bambinone cresciutello con la fissa dell'ultranazionalismo, cosa che non mi sconquiffera molto, e del protagonismo, la sua astuzia ahimè è inversamente proporzionale alla forza fisica, basti pensare che si è coperto il volto ma non ha nascosto i tatuaggi, forse non voleva solo farsi riconoscere dalla mamma in Tv ma ora gli dovrà spiegare perchè non torna più a casa, ciò nonostante è riuscito a rallegrare una serata il cui finale sembrava già scritto ma non solo a me, bensì a migliaia e migliaia di persone in Italia.

I primi a benedire il dono del signore sono stati i telecronisti Rai della partita che, a pochi minuti dal fischio d'inizio, stavano elucubrando su come rendere accettabile, al pubblico televisivo, una partita che per contenuti sportivi non sarebbe mai passata alla storia. Ed invece per il gruppo guidato da Mazzocchi è stata una serata memorabile, sembrava che stessero raccontando una battaglia della prima guerra mondiale in diretta. Sono echeggiate urla eccitate del tipo: "ecco la polizia", "entrano gli idranti", "intervista subito Stankovic", "mandate Amedeo Goria in campo" (quest'ultimo evidentemente cazzeggiava negli spogliatoi) "ecco, fanno segno del tre a zero a tavolino" (evvabbè...); poi, per evitare che Mamma Rai gli togliesse la linea (ma quando mai), Mazzocchi ha sostenuto che la partita era stata sospesa ma non definitivamente conclusa ovvero, secondo le fantasie del telecronista, poteva ricominciare da un momento all'altro così, un'ora e passa dopo l'orario ufficiale d'inizio, con lo stadio semivuoto e sugli spalti praticamente solo i Serbi attorniati dalla celere.

La serata è cambiata anche per tutte le redazioni in Italia, sportive e non: mi immagino come se fosse davanti ai miei occhi l'impaginatore della Gazzetta ultrascazzato che, intento a mangiare un pezzo di pizza ed addocchiare un porno, stava preparando numero tre prime pagine, una per l'Italia vittoriosa, una per un mesto pareggio, una per l'Italia sconfitta con polemiche, quand'ecco l'imporvviso cambio di programma, il redattore che entra trefelato e grida "cambia tutto c'è un pazzo enorme che cerca di fermare la partita, preparami un tuttapagina con titolo enorme ed 11 pagine (undici di approfondimento!!!)". Dei giornali non sportivi poi ne vogliamo parlare? Costretti da mesi a raccontarci delle solite pantomime tra Silvio & Co., non avevano trovato troppo ossigeno nemmeno con la storia di Sarah Scazzi (dopo Cogne, Garlasco e Perugia con relativi plastici ed approfondimenti da Vespa e simili l'Italiano medio è oramai assuefatto al torbido) o quella dei minatori cileni (troppo lontani), così si sono stropicciati gl'occhi davanti alla loro nuova Prima Pagina ed hanno lavorato sodo tutta la notte per documentarsi su una storia vecchia, la guerra dei balcani, e questa improvvisa costola o scheggia impazzita arrivata sino a Genova, sulle tifoserie slave ed in generale sulla violenza negli stadi del mondo.

Nuova linfa l'hanno ricevuta anche i politici che non sapevano più che dire e che dirsi visto che da mesi parlano solo di case e di processi brevi, Maroni su tutti che non ha perso tempo a dichiarare che Ivan ha fatto quel che ha fatto perchè non aveva in tasca la carta di credito del tifoso altrimenti sarebbe finita diversamente, non si capisce bene perchè ma ultimamente è un po' a corto di argomenti in merito alla validità della "sua" trovata, poi intimamente ha ringraziato il Signore con un sorriso.

Infine gli Italiani che il giorno dopo hanno potuto riempire la loro giornataccia, di o senza lavoro, di un nuovo argomento da Bar dato che su Silvio & co. non sanno più come scannarsi, su Sarah Scazzi avevano già detto tutti, per via del politicamente corretto, che lo Zio andava torturato e poi ucciso, sui minatori cileni poi non sapevano bene che dire, a parte il solito abbozzo: "chissà quanti soldi faranno con le interviste".


Eh sì non solo io ho guardato Ivan divertito mentre si dimenava e creava tutto questo guazzabuglio o pasticciaccio brutto (op. cit. 2) alla maniera italica, non solo io ero felice di aver trovato una valida alternativa alla partita di qualificazione della nazionale senza dover uscire di casa e senza nemmeno cambiare canale!

Grazie Ivan, dono del Signore.


Citazioni: 1 Nick Horby "Febbre a Novata"

2 Carlo Emilio Gadda "Quer pasticciaccio brutto de via Merulana"

martedì 5 ottobre 2010

Bilanci

Sono nato il sei ottobre di trentatré anni fa. Sono nato come nascono tutti, umido e urlante. Ho dato subito qualche grattacapo a Mamma e medici quando nel bel mezzo della notte ho deciso di venire al mondo tentando, per curiosità o timore, di uscire allo scoperto con la faccia ed ottenendo ovviamente un pessimo risultato. Così ho obbligato Mamma e medici ad eseguire un cesareo alla volé, in notturna.
Sono passati trentatré anni da quel giorno in cui mi presentai con un pessimo biglietto da visita e si dice che intorno alla mia età sia tempo di bilanci. Ma io di bilanci non ne riesco a fare. Sarà perché ritengo veramente noioso farli, trattare se stessi come se si fosse una S.p.A. o una S.r.l., valutare i più ed i meno e assegnarsi un rating finale per poi piangerci sopra se lo si scopre misero. Sarà perché si pensa sempre al passato (ed eventualmente si spera nel futuro) dimenticandoci di vivere nel presente, quel presente che è l'unica via che ci è concessa. Sarà forse che sono ancora un po' immaturo, condizione che, immagino e spero, ci si possa portare nella tomba senza troppe difficoltà. Sarà quel che sarà, come cantava Josè Feliciano, ma non ci riesco e, detto fra noi, non ci provo nemmeno. Ma ho scoperto che la mia manchevolezza è presto coperta da altri che si piccano di fare il bilancio della mia vita al posto mio. Altri a cui non basta il proprio, vogliono conoscere quello degl'altri, confrontarsi, giocare a chi ce l'ha più lungo. Che persone irritanti (ed inutili per altro). Dove lavori, cosa fai, che voto ai preso alla maturità, ed alla laurea se ce l'hai (io no ad esempio), che macchina guidi, la marca dei vestiti, il conto in banca, etc etc etc, mischiano tutto et voilà, il giudizio è espresso e ben confezionato, pronto per essere sparagliato ai quattro venti tramite molti polmoni che sprecano troppa aria. Tutto frutto di questa società con la fissa per la meritocrazia e le gare manco si fosse all'Olimpiade ogni giorno.
Ecco così che il giorno del mio compleanno diventa un giorno funesto in cui la paranoia di essere attorniato da persone che mi scrutano tentando di capire se ho avuto successo o sono fallito, se sono maturato o meno, se ho messo la testa a posto oppure no, si fa inquietante.
In ogni caso io non so rispondere a certe domande, magari se quel giorno in cui ho deciso di nascere l'avessi fatto convenzionalmente magari saprei dare delle risposte migliori, ma non l'ho fatto e questo è quanto.
Auguri a me e fanculo al bilancio.