domenica 12 luglio 2009

Il lungo addio

Ci lascerà così, con una scia di ballerine e mignotte, segretamente stimato dagl'uomini, segretamente ammirato dalle donne, irrevocabilmente stilicidizzato dalla morale cattolicocristiana che si deve forzatamente ostentare in Italia.
Non che ne sia dispiaciuto, certo, solo un pò commosso. Che brutta fine.
O, se lo vogliamo vedere da un punto di vista razionale, che bella fine.
Poteva andarsene perché prometteva ma non manteneva, ricordiamo la sua prima promessa non mantenuta: un milione di posti lavoro per lavoratori ancora in attesa adesso dopo quindici anni. Poteva andarsene perché a quindici anni dalla sua discesa in campo e dopo nove di governo non si è ancora capito che cosa ha fatto di buono (e nessuno sa spiegarlo). Poteva andarsene perché promuoveva leggi non nell'interesse nazionale ma nel suo e qui si evitano gli esempi perché si sprecano. Poteva andarsene perché ha sprecato il denaro pubblico in inutilità degne del miglior partito socialista bettiniano/italiano. Poteva andarsene perché con la sua immagine ci ha fatto sfigurare. Poteva andarsene perché ha amicizie "particolari" tipo mafiosi, magnaccia, corruttori, massoni. Poteva andarsene addirittura perché la sua idea politica non ha valore e la sua fama si basa solo sull'immagine cosa che sminuisce le idee di destra (ammetto che questo sarebbe potuto accadere solo se gli italiani fossero un popolo pensante). Poteva andarsene, qui si entra nella fantapolitica, perché la sinistra è un grande movimento che accomuna tutti gli italiani che, sotto l'egida di grandi uomini, governerà il nostro bel paese nel nome dello stato sociale e della cooperazione delle persone per decenni.
Poteva andarsene in uno di questi modi e sarebbe stato giusto. Mentre invece se ne va o se ne andrà perché è un libertino.
Qui, riagganciandomi a ciò che dicevo prima, potremmo divagare per ore cercando di capire se la sua fine sarà bella o brutta ma rischieremmo di perdere di vista il concetto principale ovvero che la sua fine è funzionale a ciò che avverrà dopo.
Molti, infatti, penseranno che l'attacco di Repubblica sia orchestrato dalla sinistra complottona. Ma analizzando bene i fatti la cosa è da escludere. La sinistra è a pezzi. La maggior parte di coloro che si credono di sinistra votano Pd, un partito che , nei fatti, assomiglia molto alla democrazia cristiana con l'unica differenza che l'aggettivo cristiano non compare nel logo e nel nomee che non ha un leader ed un programma in grado di convincere le persone dotate di raziocinio tanto quanto le persone non dotate di raziocinio (e questo è il suo grande difetto). Qualcuno, più nostalgico dello scudo crociato e dell'aggettivo "cristiano" di cui sopra, è confluito nell'Unione di centro. Qualche altro duro e puro ha scelto uno dei frammentari partitini caduti nel panorama politico italiano dallo sgretolamento del partito comunista prima, del PDS dopo e dei DS dopo ancora, giusto in tempo per esser spazzati sotto il tappeto come polvere qualsiasi. In pratica, con queste premesse, il famoso pericolo del comunismo, che pare abbia aleggiato sull'Italia per anni, stiamo sicuri che non si riproporrà (ma perché si è mai proposto?) per altri cinquant'anni altresì pensare che un partito di, diciamo così, "influenza" sinistrorsa possa prendere le redini del governo in questo momento pare ridicolo. Io credo che se oggi Berlusconi dovesse cadere, e si andasse a votare domani, l'unica cosa di cui possiamo stare certi è che la sinistra non vincerebbe.
Mi pare ovvio quindi escluderli dalla congiura per manifesta inferiorità.
I pericoli semmai Silvio li ha in casa, e chi saranno mai?
Un primo nome, il più improbabile, è quelle di Pierferdy: lui è pronto a scaldare di nuovo i motori della balena bianca e una discesa della china del capomastro del Pdl potrebbe spianargli la strada. Con un pò di pressing della chiesa cattolica, che in questi giorni non si è lasciata pregare a sparare a zero contro Berluska, trattato male come un comunista qualsiasi, potrebbe riacqisire gli antichi fasti e tra l'altro è passato un periodo di tempo sufficiente per poter riabilitare nomi e cognomi, che solo qualche hanno fa ci avrebbero fatto metter mano alla pistola, tipo Ciraco De Mita che Bossi chiama "De Mitra" (tanto per stare in tema).
Il secondo è il padre del "celodurismo", l'appena citato, Umberto Bossi da Cassago Magnago, quello che giura sulla costituzione italiana e sulla bandiera con la quale poi dice di pulircisi il culo. Le esagerazioni di Studio Aperto ed il clima di guerriglia urbana che ci fanno respirare i giornali gli hanno aperto le porte del paradiso, contornatosi di ignoranti che urlano e bestemmiano contro tutto ciò che è diverso dal modello di uomopadano (sposato con due figli, moglie a casa a fare la calza, gransgobbatore, ignorante, puttaniere, conto in banca, macchina tedesca, carta visa, tessera della lega e dell'esselunga, vacanze a ponte di legno, mamma nella casa di riposo) lui, che è intelligente, se la gode ed aspetta che il suo ostacolo alla presidenza dello stato della padania, che al tempo stesso è l'alleato che involontariamente gli ha fatto fare il salto di qualità, ovvero Silvio, si sotterri con le sue mani(e).
Il terzo, il più papabile, è lui il camaleontico Fini.
Iscrittosi a 16 anni alla Giovine Italia perché i comunisti non gli facevano vedere film di John Wayne "Berretti Verdi", passato al "Fronte della gioventù", delfino di Almirante, dapprima subentrato al suo "padrino" trasforma l'MSI, il partito nato dai reduci della Repubblica Sociale Italiana, in Alleanza Nazionale poi lo fa confluire nel partito di Berlusconi che per fargli un piacere decide di cambiargli nome da Forza Italia a Partito delle Libertà, per rendere più indolore il passaggio ai repubblichini più nostalgici. Pare ovvio che per come si era messa all'inizio per Fini, chiaramente assetato di potere, non c'era verso di ottenere qualsivoglia poltrona, nemmeno in tre vite con l'appellativo di neofascista stampato a chiare lettere sulla fronte, ed allora stato ben felice di rimangiarsi le parole pronunciate nel 1989 da segretario dell'MSI «Credo ancora nel fascismo, sì, ci credo» oppure «Ci sono fasi in cui la libertà non è tra i valori preminenti», ben felice di sgretolare un partito, ben felice di infilarsi la papalina ebraica sulla testa e zappare un pò di terra in Israele dicendo convinto, tra lo schifo dei suoi militanti: «mai più in futuro sia riservato, anche ad un solo essere umano, ciò che il nazismo riservò all'intero popolo ebraico». Ben felice sì perché se il Berlusca ci lascia infangando se stesso ma non coloro che gli stanno intorno qualcuno di questi tre nomi gli subentrerà senza troppi scossoni, secondo me l'ultimo dei tre, il più camaleontico e quindi il più adatto alla politica italiana.

1 commento:

Anonimo ha detto...
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