giovedì 16 ottobre 2008

E se fossimo obbligati a lavorare gratis?

Correva l'anno 2006 quando in un libro di Seth Godin intitolato "Il ruggito della mucca viola", raccolta di scritti di studiosi e manager del marketing moderno (vi risparmio il significato del titolo, servirebbe un post apposta), appariva uno scritto intitolato "quando tutto è gratis". In questo scritto si ipotizzava la fantomatica possibilità, in un futuro non troppo prossimo, che la concorrenza dei prezzi potesse far arrivare "alla conseguenza estrema di rendere tutto gratuito o praticamente gratuito" il che avrebbe portato al risultato che per conseguire introiti l'unica via fosse il convincere i clienti ad effettuare donazioni di somme di denaro a seconda del valore che attribuiscono al prodotto/servizio messo a loro disposizione. Sembra assurdo, fantapolitico/economico, irrazionale, quasi utopistico ma le vicende di questi giorni e gli esempi attuali fan sì che questa ipotesi fantasiosa si avvicini sempre di più alla realtà prossima.
Il piccolo articolo continuava poi citando l'esempio della radiotelevisione pubblica americana (circa un centinaio di emittenti) che lavorano solo ed unicamente tramite finanziamenti pubblici, ma non come da noi erogati dallo stato e quindi dai politici innescando così la solita pappetta all'Italiana, ma con donazioni spontanee dei loro tele/radio ascoltatori, pare con grande successo ed innescando così un circolo virtuoso. Vi propongo questo esempio... è un documentario su Berlusconi censurato in Italia (eheheh, così prendo due piccioni con una fava) e nell'introduzione allo stesso vengono ringraziati i vari sponsor (citati chiaramente, non come in Italia): Fondazione William e Flora Hewlett, Fondazione Ford, Fondazione John e Catherine MacArthur, Fondazione Jacob Burns, Carnegie Corporations, Fondazione Miriam e Ira Wallach, Corporation for pubblic broadcasting, Canale PBS e i singoli spettatori (tutti comunistacci schifosi, sicuro).
Insomma ciò che si scrive in quell'articolo come esempio è vero e se ci pensiamo, piano piano, anche noi stiamo andando verso questa direzione, solo che non vogliamo ammetterlo, ed anche la crisi attuale sta mettendo alla berlina il nostro modello di business/credo che ci piace così tanto da decidere di esportarlo, non proprio pacificamente, nelle zone del mondo che noi riteniamo ritardate. Salvo che ora, la bomba che volevamo tirare nei paesi in via di sviluppo per svilupparli meglio, ci sta scoppiando in mano, ma stiamo tranquilli, un sorriso ed una pacca sulle spalle e tutto passa... forse. Tralasciando la vena polemica e riprendendo il filo del discorso il servizio/prodotto gratuito è oramai una realtà che nel mondo internet ha già incominciato a funzionare ad esempio: lo sapevate che i Radiohead hanno pubblicato un album che si poteva scaricare decidendo il prezzo dell'album stesso che poteva anche essere pari a zero; poi moltissimi siti propongono servizi gratuiti chiedendo solo una donazione mi viene in mente quello di Paolo attivissimo, l'antibufala più usato in Italia, quando queste erano all'ordine del giorno, ma ce ne sono centinaia di altri come i fedelissimi dell'open source in tutte le sue forme; infine, se ben ci si pensa, vi sono anche in Italia una marea di lavoratori alle dipendenze di miriadi di Onlus che operano nel quarto settore che vivono quasi esclusivamente di donazioni private (oltre che di volontariato). Insomma lavorare gratis, aspettando una donazione da coloro che utilizzano o il nostro lavoro o il risultato del nostro lavoro oppure semplicemente apprezzano il nostro lavoro, potrebbe essere una soluzione per il futuro, per curare la recessione, la crisi dettata da una finanza senza regole che ha drogato il mercato attuale. O magari potrebbe essere una scelta obbligata, come scritto nel saggio citato, stretti nella morsa di un mercato globale che non lascia scampo alla nostra economia. In un modo o nell'altro dovremmo incominciare a pensare a come cambiare, prima di farci cogliere impreparati... imbambolati dalle parole di chi ci vuol convincere che l'unico mondo possibile in cui possiamo vivere e quello del guadagno sfrenato, del successo, della ricchezza. Auguri a tutti voi, ne avete (ho) bisogno.

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