venerdì 31 ottobre 2008

Il Senatore Francesco Cossiga va processato per le morti di Giorgiana Masi e Pierfrancesco Lorusso

Il 23 Ottobre 2008, lo sanno anche i muri in Italia, il senatore a vita Francesco Cossiga ha rilasciato un'intervista al Giorno/Resto della Nazione in cui dichiarava, tra le altre cose, in relazione all'attuale protesta studentesca:
«Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand`ero ministro dell`Interno».

ovvero
«Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città».

e non pago concludeva
«Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri».
Nel senso che...
«Nel senso che le forze dell`ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale.(...)»


Basterebbero queste parole, in un paese civile, per mandare a casa il senatore a vita Francesco Cossiga, Presidente della Repubblica Italiana dal 1985 al 1992 quando si dimise (il 28 Aprile, precisamente) due mesi prima della scadenza naturale del mandato. Dovrebbero bastare per mandarlo all'ospizio con la sua bella copertina e la sedia a dondolo aggiungendoci pure, nel caso ce fosse bisogno, che le sue, scellerate, parole, fuoriuscite dalla sua bocca senza che nessuno ne sentisse il bisogno, sono state un funesto presagio agli scontri di piazza di ieri che hanno così distolto l'attenzione dell'opinione pubblica sul senso vero della manifestazione, proprio come auspicava lui (toh!).
Ma questo è ancora poco rispetto a ciò che ha involontariamente ammesso in relazione agli episodi del 1977 quando un giovine Kossiga guidava le forze dell'ordine, in quanto Ministro degli interni, durante le manifestazioni studentesche. Sono gravissime le sue ammissioni se pensiamo che in quei giorni in cui, per sua stessa, palese ed inequivocabile ammissione lui stesso ha infiltrato agenti provocatori allo scopo di reprime nel sangue le proteste forte di un consenso popolare pecorone.
La gravità di ciò che afferma si misura nelle morti di quei giorni sciagurati, che lui sostiene essere base della democrazia: la morte di Pierfrancesco Lorusso (qui a destra), durante gli scontri di piazza e la morte di Giorgiana Masi (qui in basso a sinistra), colpita da un proiettile come la sua amica Elena Ascione, solo ferita a una gamba, ed il carabiniere Francesco Ruggero, solo ferito ad una mano.
Nel 1998 il senatore Cossiga incomincio già a rivelare qualcosa, arrivando a confermare che
"quel giorno ci possa essere stato un atto di strategia della tensione, un omicidio deliberato per far precipitare una situazione e determinare una soluzione involutiva dell'ordine democratico, quasi un tentativo di anticipare un risultato al quale per via completamente diversa si arrivò nel 1992-1993"
salvo poi dichiarare, dieci anni dopo, che quella strategia della tensione era opera sua, bullandosene ed oltretutto suggerendola a Berlusconi, al quale personalmente, visto il G8 ed i pestaggi dei pacifisti invece che dei devastatori, non va insegnato nulla.
Il caro, si fa per dire, Cossiga Francesco andrebbe processato in quanto responsabile primo, per sua stessa ammissione, delle morti sopraccitate ed interdetto da qualsiasi carica pubblica della Repubblica Democratica Italiana, se vogliamo ancora chiamarla così.
Niente carcere, ma un bell'ospizio privato (tanto di soldi ce ne ha e visto che ammicca al Berlusconi sarà sicuramente dalla parte dei tagli alla sanità) dal quale non dovrà uscire se non in orizzontale passando prima coi piedi e poi con la testa.

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