domenica 18 gennaio 2009

Ciao Federico


Ciao Federico

ogni tanto torno a leggere sulle pagine del blog dei tuoi genitori l'evoluzione della tua triste storia, seguo il processo, le parole di tua madre e di tuo padre, guardo le foto e i filmati terribili, leggo i commenti.
Oggi però mi sono chiesto quale sia il tuo stato d'animo nel posto dove ti hanno spedito i quattro tutori dell'ordine, cosa pensi, cosa provi e mi sono immaginato che un pò ci compatisci, noi, così miseri ed indifesi da ricercare in un porcesso la possibilità di trovare uno scampo alle nostre follie quotidiane.
Abbiamo bisogno di giudici e di ore e ore di parole, arringhe, accuse, difese per ritrovare un umanità scomparsa, per poterci guardare in faccia e riconoscerci come esseri senzienti, capaci di ragionare ed amare, e non belve feroci pronte a mordere ed a scannare. Il tuo processo non serve per farti tornare a vivere e non serve nemmeno per spedire in prigione chi ti ha ammazzato, serve a tutti noi per esorcizzare la paura che un nostro simile vestito in divisa, con una scusa più o meno valida, colpisca noi o chi ci sta vicino, per far male, per ferire, per uccidere.
Abbiamo paura tutti perchè se chi sta in divisa invece che proteggerci sfodera il suo ancestrale istinto di morte con la scusa di un lavoro difficile , ed è vero che difficile nella misura in cui lo si esercita con dedizione, autorevolezza ed eticità, abbiamo paura perchè scopriamo che siamo esseri imperfetti, troppo imperfetti, e che le nostre belle parole, le nostre belle intenzioni, le nostre belle azioni, il nostro buonismo, sono solo una debole facciata, un esile filo d'erba dietro cui ci nascondiamo.
Siamo deboli Federico e tu lo sai, ci vedi affannarci per trovare una giustizia, una risposta positiva diversa, senza trovare nulla di tutto ciò e senza capire che questa ricerca è stupida perchè le risposte positive sono dentro di noi. Ci sorridi mestamente e ci compatisci.

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