lunedì 9 novembre 2009

Berlino 18 anni dopo la prima visita

Ci sono stato cinque volte a Berlino.
La prima ero poco più che un adolescente era il 1991, all'inizio credo, e la città era da poco più di un anno di nuovo unita. Arrivammo a Berlino da Norimberga, percorrendo la ex DDR su una strada semi deserta, senza case ai lati e lastricata di cemento. In città si respirava un'atmosfera strana. Le strade dell'ovest, dove dormivamo, erano luccicanti di vetrine e la gente camminava a frotte per strada lungo il Kudam', la via principale della Berlino ovest anni '80. Vidi anche le prime prostitute della mia vita che, mischiate alla folla, adescavano gl'adulti alla luce del giorno, per usare un eufemismo in realtà era sera. L'Ovest, ovviamente, non mi colpì. Lì Berlino era una qualsiasi città delle nostre parti, con l'aggravante di non essere gran che. Tranne la Chiesa della memoria la Gedächtniskirche, di cui per altro rimane ben poco, contro bilanciata da una chiesa moderna a fianco, non vi era nulla che valesse la pena di uno sguardo. Solo il muro era l'attrazione, era ancora in piedi e lo si poteva toccare. Quando lo vidi la prima volta, arrivando dal Tiertgarten, con la porta di Brandeburgo che lasciava intravedere l'Est mi colpì la desolazione. Berlino era una città piegata dalla storia e triste. Sembrava un vecchio nudo che sostiene, con l'ultimo slancio di dignità rimastogli, lo sguardo delle persone presenti. L'Est invece mi colpì perché di colpo la storia, che si era materializzata di fronte al muro, mi si catapultò addosso. Ricordo che percorremmo in pullman l'Under der Linden, il viale dei tigli, nella desolazione e nell'abbandono più totale, arrivammo davanti al palazzo della Repubblica, abbattuto di recente, con di fronte il Duomo di Berlino e l'isola dei musei, a pochi passi Babel platz, dove i nazisti bruciarono i libri. I fantasmi delle ideologie erano ancora lì ed io non me ne resi completamente conto.
La desolazione era ovviamente frutto della fuga dei russi, in realtà, lo scoprii più tardi, durante la DDR la popolazione non viveva male se non fosse stato per quel "piccolo" problema di limitazione della libertà personale. Lo dimostra il fatto che una volta superato il muro, il 9 Novembre 1898, molta gente non fece altro che ritornarsene a casa perché nell'occidente non sapevano che fare e nondimeno oggi molte persone dell'Est rivorrebbero la DDR convinte che il capitalismo abbia introdotto un nuovo regime fatto solo di debiti e vizi, quello che volevano i cittadini dell'Est era la libertà ed a loro fu data solo quella di comprare, se avevano i soldi.
Il mio passaggio ad est fu comunque fulminante, per la prima volta nella mia vita vedevo non una bella città, non una serie di palazzi o musei, ma toccavo con mano la storia vissuta che con l'esteticamente bello, spesso, a poco a che fare, i miei occhi vedevano un paese non occidentale, diverso quasi affascinante.
In ultima istanza intuii anche che Berlino ed i berlinesi erano strani, percorsi da una linfa vitale che non si riscontra in nessun altro luogo in Europa, dove viviamo la nostra vita beandoci di ciò che abbiamo e senza avere troppi grilli nella testa in merito a faccende quali "creare" o "inventare". La conferma avvenne anni dopo.

Tornai a Berlino nel 1999, un mio amico pianista suonava per la prima volta in Berlino, ed io lo segui sull'onda dei ricordi del 1991. Trovai un cantiere a cielo aperto. Alloggiavo sempre ad ovest, lungo il Kudam'. Berlino Ovest era sempre Berlino Ovest ed il Kudam' sempre il Kudam'. Palazzi sbertuccianti, molta gente per la strada e le prostitute dopo le nove di sera. Non era cambiato nulla. Quando mi avvicinai al muro invece, in prossimità di Potzdammer Platz, mi accorsi che le cose stavano cambiando. Il simbolo della divisione tra blocchi non c'era più, ne rimanevano pochi tratti a macchia di leopardo. Der Mauer era diventato un'attrazione turistica. Il nuovo centro di Berlino venne progettato sulle ceneri della zona della divisione e stava nascendo sotto l'egida dei grandi capitali e dei grandi progetti. Renzo Piano disegnò un volto ultra moderno e futuribile. Ma Berlino non stava cambiando solo lì, tutto l'est doveva rifarsi il trucco per presentarsi all'occidente come un luogo degno dello stesso e lo fece. Passeggiai a lungo per i luoghi della ricostruzione e fortunatamente in compagnia di un architetto che mi spiego il senso di alcune opere, che a mio avviso apparivano solo quali eco-mostri. Con lui capii molte cose alcune delle quali mi vennero confermate solo più tardi. Ad esempio ho di recente avuto conferma che i palazzi di Piano, presso Potzdammer Platz, ricalcano vecchi progetti di artisti Bauhaus oppure che molti palazzi della Friedrichstraße, la strada che nel '91 aveva solo palazzi grigi con le assi alle finestre, furono ricostruiti sul modello dei palazzi che vi erano ad inizio '900 violentati dal Terzo Reich, dai bombardamenti russo/americani e dalla DDR. Insomma Berlino, dopo la sbornia della riunificazione, stava lavorando per ridiventare la capitale, della Germania ma anche dell'Europa, economica ma anche culturale. Se Berlino infatti, durante gl'anni della divisione, aveva mantenuto il gusto per l'arte, mai fine a se stessa, ma sempre in movimento, men che meno lo perse dopo. Nel '99 le gallerie d'arte moderna spuntavano come funghi, le installazioni per le strade erano già all'ordine del giorno ed i concerti, solo di musica classica, erano una ventina a sera, senza contare che Berlino era ed è pure la capitale della musica tecno.
L'effervescenza intuita nel '91 si palesò otto anni dopo.

Qualche anno dopo, ma non riesco ha ricordare chiaramente se ne 2002 o 2003, in occasione di un concerto Konzerthaus dell'amico pianista di cui sopra, che nel frattempo faceva carriera, con un amico sbarco, per la terza volta, a Berlino, dopo un viaggio eroico attraverso Austria, con bufera di neve, e Germania. Quei giorni furono strani perché entrammo a contatto con l'ambiente bohémien Berlinese fatto di artisti e pazzi, persone che dialogano di spartiti e mangiano indiano, filosofi che vorrebbero farsi picchiare dalla consorte e ragazze che parlano cinque lingue come io parlo l'italiano. Vidi in quei giorni in Berlino una città da vivere. Non più la città divisa, non più la città che rinasce, ma la città com'era prima che la storia la travolgesse, con uno sguardo malinconico al suo passato, i piedi fermamente ancorati al suo presente e la mente già rivolta al futuro. Ricordo che in quei giorni entrai a Kreuzberg, il quartiere turco/multietnico per la prima volta, precedentemente ero sempre rimasto ai margini, e vidi la potenza esplosiva della multiculturalità, in voga anche a Londra per carità e per certi versi anche a Parigi, sia nel bene che nel male. Anche lì fu una folgorazione per me giovane ragazzo italiano di provincia, l'Italia è tuta una provincia, vedere ciò che, con lentezza e mille polemiche, sarebbe inevitabilmente successo da noi. I berlinesi già lo sapevano ed attuavano già allora ciò che qui in Italia era impossibile. A parte questa dissertazione in chiave antropologica folleggiare lungo le strade del Mitte e dei quartieri emergenti, senza comportarmi da turista, senza fotografare ogni angolo, statua, palazzo, comportarmi quasi come fossi un berlinese, mi diede una felicità strana, quasi che fossi partecipe della cultura della città, quasi che la stessa mi instillasse un po' della sua linfa, di cui ho parlato prima, nelle mie vene.

Passano solo cinque o sei anni e nel 2008 torno, nuovamente, a Berlino con un comodo viaggio in aereo, niente più viaggi al limite dell'umano, con una compagnia di amici, che mi usano (si fa per dire) come guida turistica. Questa volta la sistemazione è ad Est in una casa che pare il covo della Stasi a Prenzaluenberg. Mi immergo nei luoghi classici di Berlino, con la possibilità rara, di poter rivedere con altre occhi i musei ed i monumenti classici di Berlino visti per la prima volta sedici anni prima. Il Reichstag, la Porta di Branderburgo, Il Pergamon, la Colonna della Vittoria, cerchiamo di vedere il più possibile ma il tempo è limitato e tralasciamo molto, che integrerò l'anno successivo. In quei giorni la città mi è apparsa più serena, meno tesa, anche se con i segni della ricostruzione erano ancora ben evidenti. Del Palazzo della DDR, che vidi la prima volta nel '91, oramai rasato al suolo stavano per essere macinati anche gli ultimi resti ed i ricordi di questa nazione nata dalle follie della seconda guerra mondiale relegati in piccolo museo ai bordi dell'isola dei musei. La faccenda può sembrare malinconica ma i berlinesi sanno guardare avanti, senza rimorsi.
Berlino 19-24 11 2008


Ed eccoci nell'anno 2009, quello della mia quinta volta a Berlino, mentre invecchio Berlino ringiovanisce. Al posto del palazzo della DDR c'è un prato e la casa di Preazlauenberg dove alloggiavo nel 2008 e dove sono stato anche quest'ultima volta è attorniata da cantieri. Spero vivamente che la tengano così, è uno dei sempre più rari esempi di palazzo berlinese della Berlino Est.
In questa ultima, per il momento visita, finisco ciò che era rimasto incompiuto nel 2008 (Gemaldegallerie, Bauhaus, Museo Ebraico, Wansee) e mi immergo nella città ed anche nel quartiere dove alloggio riscoprendo i colori di Berlino grazie anche al sole che nelle altre visite era stato sempre un po’ latitante. Sì perché può sembrare starno ma Berlino è anche la città dei colori. Colori sulle case, colori nei murales giganteschi, colori nei vestiti, sulle auto, nei locali. Il colore libero e fantasioso è la regola che poi ribadisce quanto già detto sul "modus vivendi" berlinese eccentrico ed estroverso. Ed infatti Berlino è la città dell'aria aperta: mercatini all'aria aperta, birrerie all'aria aperta, parchi ovunque e gente che esce e passeggia o gira in bicicletta (potete acquistarne una a 50 euro all'inizio della vacanza e rivenderla alla fine della stessa al mercatino di Prenzaluenberg) sembra di trovarsi a contatto con una società pretelevisiva. Il sole ha illuminato una Berlino ancora diversa e più calorosa delle altre volte. Se ci penso bene poi non sono mai stato in estate in questa città e forse è stato un errore, avrei dovuto sapere che Berlino sarebbe potuta cambiare anche con un solo raggio di sole.
Berlino 09

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