lunedì 15 settembre 2008

Ferrara

Inizio dalla fine, ovvero, quando alle ore 19 e 30 circa entrando nella mia umile, e non è un eufemismo, dimora quasi avrei baciato per terra se solo il pavimento di casa mia non fosse stato lercio. Ero stato scaricato dal pulmino, a Castelvetro Piacentino, il perché lo si capirà più avanti, mezz'ora prima, lasciato in preda ai consumatori folli di ritorno dal Bennet locale, unico centro commerciale di zona aperto anche la domenica, in modo da dar la possibilità alle persone di santificare le feste con un bell'acquisto compulsivo domenicale. Il ritorno in coda a passo d'uomo, per l'unica strada che porta a Cremona passando per il ponte sul Po, in mezzo alle allegre famigliole cariche di borse della spesa, quelle che teoricamente non arrivano alla quarta settimana, forse proprio perché anche la domenica non trovano di meglio da fare che andare ancora a fare la spesa, è stata la ciliegina sulla merda del viaggio di ritorno/calvario su un pulmino da 19 posti Iveco anni 90, seduti (non tutti causa overbooking) su sedili extra rigidi, con un ricircolo dell'aria pessimo che costringeva o ad una coltre di fumo stile inferno di cristallo o ad una corrente d'aria pari ad una galleria del vento, in pratica l'abitabilità e la comodità di un convoglio di deportati in viaggio per Auschwitz. Se ci aggiungiamo che il mezzo di trasporto quando raggiungeva la velocità massima (ovvero dopo mezz'ora di rettilineo ininterrotto) toccava a malapena i 90 km orari, facendo sembrare i duecento kilometri che ci separano da Ferrara duemila, posso tranquillamente dire che il viaggio di ieri non è stato tra i più belli della mia vita. Come il ritorno, ovviamente, è stata anche l'andata con un poco di stanchezza in meno, ma non troppa, in mezzo la partita, se così si può definirla, ovvero mezz'oretta scarsa di noia totale con un tiraccio alto sopra la traversa per parte ed il culmine dell'emozione raggiunto durante l'infortunio dell'arbitro, che ha dato un po' di pepe all'evento... ed ho già detto tutto. L'infortunio dell'arbitro, tra l'altro si è rivelato irrimediabile tanto che la partita è stata sospesa, dopo ventotto minuti appunto, e rinviata a data da destinarsi. E noi che ci eravamo fatti appena mezz'ora prima duecento Kilometri sempre alla media di 80 all'ora forse, mettendoci anche del nostro con le soste svuotavescica forzate (si potrebbe evitare di fare le bestie e bere come dannati tutto il viaggio.. ma non lo facciamo) abbiamo, per così dire, avuto il ben servito. Se penso poi, che al mattino ero appena partito in macchina da Cremona quando dopo pochi kilometri, ricevute insistenti (ma gentili) telefonate, mi sono risolto a fermarmi a Castelvetro Piacentino, parcheggiare il mezzo e saltare sul pulmino sopradescritto quando con un mezzo di locomozione in grado di superare la soglia della velocità minima in austrada sarei arrivato a casa due ore prima. Se penso che al mattino ero appena arrivato da Pavia, in casa sono giusto passato per cambiarmi i vestiti quasi che fosse solo uno spogliatoio, dove avevo dormito, su un divano, a seguito di una cena il sabato sera dove io ed un mio amico, dopo aver bevuto vino e birra, abbiamo deciso di berci una bottiglia di mirto in due per digerire. E se penso che la sera prima ancora, Venerdì, ero stato all'Autunno pavese, fiera del vino autoctono, arrivando direttamente dal lavoro, ero uscito alle 19 ed alle 20 e 30 entravo in fiera e bevevo il primo calice, a cui ne sono seguiti svariati altri, a cui è seguita una sessione di birra chiara in un baretto locale sino al famigerato bar notturno, punto di incontro dei peggio delinquenti e squlibrati in giro nella zona rientrando in casa, di un amico, alle ore 7 del mattino, svenendo direttamente sul divano. Se penso che in pratica per andare a Ferrara sono partito due giorni prima da Cremona, passando per Pavia, ritornando a Cremona per 30 minuti e poi via verso la meta. Se penso a tutto ciò credo proprio di non essermi meritato 28 minuti di partita inguardabile, con in omaggio una partita notturna infrasettimanale. No, non me lo meritavo.

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