martedì 9 settembre 2008

I profitti ai privati, le spese allo stato


Una storia vecchia come l'Italia, non come il mondo, perché nel mondo la gente si incazza se viene presa per il culo, in Italia no, noi Italiani no, non ci incazziamo.
E' stato fatto con la Fiat, lo stanno facendo con Aliatlia, lo fanno da sempre nel calcio. Le spese se le accolla lo stato, gli utili se li dividono i privati, pochi soliti noti per altro.
La Fiat, ad esempio, nata nel 1899 per volere di una decina tra aristocratici, possidenti, imprenditori e professionisti torinesi tra cui Giovanni Agnelli che di lì a poco assumerà quasi totalmente la proprietà, facilmente visti gli inizi stentati caratterizzati da continue ricapitalizzazione, e poi diventerà Senatore durante il Fascismo restando alla presidenza dell'azienda sin nel secondo dopoguerra, ha iniziato sin da subito a ricevere aiuti dallo stato, perfino il Duce, nonostante le sparate contro i grandi gruppi, erogò aiuti economici ma anche Giolitti prima e le sante alleanze DC-PSI dopo. D'obbligo citare il calcio nei maroni che rifilò Prodi allo Stato Italiano (ovvero noi Italiani) quando da presidente dell'Iri cedette l’Alfa Romeo alla Fiat nonostante esistesse una migliore offerta dell’americana Ford, una perdita secca per le casse dello Stato (ovvero per le tasche di noi Italiani), un enorme “favore” fatto agli Agnelli che rimasero con la loro fabbrica di automobili l’unico “competitore” in Italia. Ma non si può dimenticare nemmeno che anche nel 2005, sotto il governo Berlusconi, noi Italiani fummo molto generosi con la casa reale sabauda degli Agnelli, salvando la Fiat dall'ennesimo tracollo. A quel tempo addirittura la "Famiglia" ed i suoi accoliti (il Presidente Montezzemolo, l'amministratore delegato Marchionne) non si scomposero nemmeno più di tanto a chidere la carità, in vece loro si mossero un po' tutti il sindacato, Fiom in testa, gli amministratori locali, sindaci e presidenti di regione, i giornali di sinistra, “il manifesto” in testa, probabilmente persino le banche, esposte con enormi crediti, ed i politici tutti, addirittura il forzista Ghigo, ex presidente della Regione Piemonte, ed il sindaco DS Chiamparino, con il beneplacito del sindacato Fismic, crearono un fondo di credito per sostenere ed entrare nel capitale delle imprese dell’indotto auto, persino Maroni, ministro leghista, ricordiamo che il suo partito aveva sempre sventolato (e sventola tutt'ora) la sua contrarietà alla parola "aiuti", si accorse che dietro la Fiat ci sono migliaia, non di operai, ma di piccoli e medi industriali del Nord, fornitori di ricambi e pezzi che poi vengono assemblati in Fiat e si fece più mansueto. Con quei soldi il buon Marchionne, da tutti indicato come il salvatore della Fiat, mandò a casa un po' di gente, sposto ulteriormente la produzione all'estero, investì nel marketing e nella pubblicità, e fece salire le vendite. Ovvero coi nostri soldi, i soldi degli italiani, ha mandato a spasso altri italiani discoccupandoli, ha girato i nostri soldi alle televisioni ed adesso, che le cose vanno bene, passa alla cassa, si mette un po' di soldi in tasca, la maggior parte li gira proprietari e "non ci fa nemmeno il piacere di menarcelo per ringraziarci"(citazione da Full Metal Jacket).
Il calcio è un'altro bell'esempio di come privati alimentino le loro entrate coi soldi dello stato ovvero i nostri "dànei".
Capita infatti che un business completamente privato come il calcio, utilizzi strumenti pubblici per gestire i suoi clienti.
I poliziotti, pagati da noi, vanno allo stadio per essere riempiti di insulti e per essere lanciati alla carica spesso a caso, mostrando più bestialità che buon senso, vedi la storia di Paolo (tifoso del Brescia mandato in come per due anni dalla celere e di cui i mezzi di comunicazione si guardano ben dal parlarne). Vengono pagati da noi per gestire la sicurezza di manifestazioni private, come se le discoteche invece che avere dei buttafuori schierassero la celere per mantenere l'ordine e sedare le risse. In pratica i soldi degli incassi, delle pubblicità e dei diritti televisivi li incassano i vari morattiberlusconicairosensilotito etc etc, i soldi per mantenere tranquillo o quasi i loro affari ce li mettiamo noi.
Ed ora ci mancava solo Alitalia da mantenere.
Io mi chiedo: ma com'è che in un paese che anela al laissez-faire più sfrenato, stando a quanto risulta dalle elezioni in cui il 60% degli italiani (votanti) ha scelto Berlusconi o un suo alleato, poco cambia, il quale si dichiara (non lo è ma questo è un altro discorso) il paladino del liberismo contro il pericolo delle sinistre bolsceviche, un paese in cui nessuno vuole più pagare le tasse, "che si inculino i servizi i soldi sono miei e me li spendo come voglio io" si pensa a salvare una azienda privata, di proprietà per il 49,90% della Repubblica Italiana, per il 2,370% di TT International e per il restante 47,73% di un azionariato diffuso fatto di speculatori e non che "giocano" alla Borsa di Milano. A breve il tutto sarà venduto a privati, come ben sappiamo, non prima di mettere mano al denaro statale italiano ovvero il nostro copioso portafoglio, alla faccia del liberismo, salvando con metodi non propri del libero mercato, un azienda che avrebbe già dovuto fallire anni fa, con buona pace dei suoi dipendenti, per i quali mi dispiace veramente tanto ma a cui faccio notare che se non fossero dipendenti di Aliatlia ma di una società qualsiasi in fallimento, come ne esistono a migliaia in Italia e per cui non si da pena nessuno, sarebbero già a casa da un pezzo, anzi, avrebbero già trovato un altro lavoro, la loro unica salvezza sono, infatti, gli interessi economici di pochi perché se fosse solo per loro Aliatlia sarebbe già strafallita.

Purtroppo la faccenda va così ed in Italia nessuno si incazza, tutti lo sappiamo ma non si fa nulla. Politiklandia continua a blaterare dalle tivvù con il beneplacito dei giornalettisti, i pecoroni/somaroni li seguono e noi, io, siamo le pecore belano di rabbia. Che tristezza.

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